
ISBN Il fascismo e gli ebrei
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«Nel clima irrazionalistico del fascismo, nazione stirpe razza divengono sinonimi: sono termini che ricorrono con crescente frequenza nei discorsi e negli scritti del duce e degli altri esponenti del regime assai prima della svolta segnata dalla politica razziale. A torto la storiografia ne sottovaluta la valenza razzistica. Dal nazionalismo antidemocratico al razzismo dispiegato il passo sarà breve».
Una vera comprensione dell’Italia repubblicana si può avere solo se si parte da uno studio approfondito del fascismo, e in particolare del ruolo delle élites intellettuali e del grave e delicato nodo del razzismo italiano e della persecuzione antiebraica. Da questa radicata consapevolezza storiografica – e prima ancora etico-civile – prende lemosse Angelo Ventura nei magistrali contributi sul fascismo, l’ideologia antisemita e la persecuzione contro gli ebrei che vengono per la prima volta proposti e organizzati in volume. Storico tra i più valenti e rigorosi della sua generazione, Ventura affronta qui una delle questioni più spinose del nostro Novecento: capire se l’ideologia razzista sia stata il frutto di qualche bellicosa intemperanza dell’ala più intransigente del fascismo militante, o se invece non sia penetrata nei gangli più profondi della cultura nazionale, insediandosi fin nel cuore delle più sofisticate «cittadelle» intellettuali e delle più prestigiose università. In questi saggi, Angelo Ventura disegna un profilo profondamente innovativo dell’antisemitismo italiano e offre al contempo il giudizio più equilibrato e completo sull’opera di un altro grande storico del fascismo, Renzo De Felice. Fu solo tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo secolo che, grazie all’apporto di fondamentali studi, si riuscì a porre
la questione entro una griglia interpretativa compiutamente articolata e totalmente persuasiva, evitando quella sottovalutazione della componente antisemita nel bagaglio ideologico e politico del fascismo che costituiva il pericolo insito nella lettura defeliciana. E tuttavia il valore aggiunto del lavoro di Ventura, sottolinea Sergio Luzzatto nella sua introduzione, «deriva dalla padronanza con cui lo storico padovano maneggia il concetto di “svolta”»: è infatti sulla genesi della svolta antiebraica che Ventura sposta l’attenzione, facendo emergere il terreno di coltura che ne permise la nascita; una «svolta» tutt’altro che repentina e inaspettata, ma già in nuce nell’ideologia fascista e, in generale, nella cultura italiana, di cui Mussolini, ribadisce Ventura, non faceva che interpretare umori e orientamenti.
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