
ISBN Bestia di gioia libro ITA 144 pagine
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Ciò che non muta io canto la nuvola la cima il gambo l'offerta il dono la rovina apparente d'acqua che tracima di tempesta e di onde. Io canto il semplice del grano e del pane la stessa festa che si tiene fra le rose a maggio, la corsa della rondine e il coraggio dell'animale nella tana quando gli esce il nato fra le zampe.
Per la prima volta Mariangela Gualtieri ha scritto una raccolta poetica fortemente strutturata, con un ritmo meno magmatico delle precedenti, scandito da sezioni che articolano il libro alternando temi e toni diversi, in particolare il canto gioioso, quasi francescano, della natura e la riflessione sulle cose umane, sullo strappo del tempo, sul momento finale, più misterioso che triste, che trasforma il niente in «un niente più grande».
In realtà le cinque sezioni del libro, se danno una sensazione di maggiore classicità (come i cinque atti del teatro antico), sono legatissime fra loro, in parte concatenate, in parte attraversate da fili addirittura lessicali, e proseguono fedelmente il discorso poetico dell’autrice, sempre fortemente ispirato.
Non mancano dunque scissioni interiori, proliferare di voci profonde e laceranti, come nelle raccolte passate, ma la prospettiva trascendente è perlopiù proiettata all’esterno, su un albero, sull’aria che sta fra i corpi, sul silenzio che lega le cose. E questa prospettiva, in misura ancora maggiore che in Senza polvere senza peso, traccia un percorso di felicità istintivo e infuocato, ma nello stesso tempo pacificante.
Anche a livello metrico il libro mostra un rapporto più pacato con la tradizione, con una forte disseminazione di endecasillabi e altri versi regolari, senza perdere il senso più profondo dell’originaria aggressività.
Un libro della maturità in tutti i sensi, che porta probabilmente i frutti migliori, finora, di tutte le raccolte poetiche dell’autrice.
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