
ISBN 9788834340165 libro Romanzo generale ITA 300 pagine
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La Grande Guerra fu senza pace perché sui tavoli diplomatici del 1918, non si fece che perpetuare lo stesso 'spirito' da cui quell'immane conflagrazione aveva tratto origine. L'infinita catena delle rivalse, il 'patriottismo difensivo' e punitivo, la tendenza a 'schivare il concreto', l'avidità e le idee di superiorità razziale occultate sotto la coltre retorica di grandi ideali, continuarono a gettare la loro ombra sull'Europa e sul mondo. I conflitti degli anni successivi fino alla seconda guerra mondiale e alle contrapposizioni - belliche, culturali ed economiche - dei nostri giorni, con le spinte disgregatrici della costruzione europea, ne portano i cupi segni. Segni di una ingiustizia originaria e radicale, che è già manifesta - come insegna l'esperienza professinale degli autori, tre penalisti - nell'ansia di restituire il torto e di prevenire a qualche 'soluzione finale' criminalizzando e annientando gli elementi di disturbo. Il libro esplora lo 'spiritualmente tipico' di quelle vicende, da Sarajevo fino a Versailles e all'impresa di Fiume, raccogliendo sia dalle momorie dei dimenticati della guerra sia della grande letteratura mitteleuropea (Musil, Canetti, Kraus, Roth, Trakl...) e italiana (Gadda, D'Annunzio, De Roberto, Serra, Slataper, Stuparich, Svevo, Lussu, Saba, Marin, Ungaretti...), parole umane, che rendono grande e corale testimonianza di una giustizia che si invera immergendosi nel dolore dell'altro, prestando attenzione all'umanità degli ultimi. È questa la via d'uscita dalla prigionia delle trincee, fisiche e psichiche, che riconduce al «senso della pa
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