
ISBN Storie di voto
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La corsa alle urne? Non c’è nulla di più romanzesco. Dunque, per farsela raccontare con un linguaggio diverso da quelli codificati dalla politica professionale e dalle cronache per addetti ai lavori, occorre rivolgersi agli scrittori, agli artisti, agli attori, ai registi, ai comici, ai vignettisti e qualche volta direttamente ai candidati, ai loro diari di viaggio elettorale o ai loro comizi di piazza. Così filtrato, il voto diventa un vero e proprio topos narrativo, vivace e spiazzante.
In questo libro, le elezioni vengono montate, smontate e raccontate come se fossero una lunga kermesse, un festival che attraversa i secoli, le epoche e i regimi. Di volta in volta, salgono sul palcoscenico Cicerone o Sciascia, Plutarco o Calvino, Tocqueville o Saramago, Günter Grass o Benigni, Tomasi di Lampedusa o Fruttero e Lucentini, Altan o Michael Moore, Francesco De Sanctis o Palmiro Togliatti, Salvemini o Prezzolini, Ceronetti o Sartre. Ognuno dice la sua.
Il voto diventa così un goffo imbroglio in Balzac, una festa strapaesana in Dickens, un ipocrita inglesismo in Rousseau, un mezzo in Gramsci, un fine in Churchill, una tragedia in Matteotti, una bischerata in Papini, uno show per divette in Campanile o in Manganelli. E comunque sia, fra le critiche degli elitisti anche di sinistra, le stroncature reazionarie e gli sfottò degli eterni scettici o dei semplici divertiti, il voto – così canta Giorgio Gaber – «è partecipazione». È la politica che si fa corpo, anima, sudore. Praticamente vita, anzi letteratura.
Mario Ajello è inviato speciale del quotidiano «Il Messaggero» e si occupa di politica italiana. Ha pubblicato Intervista sull’intellettuale (con Eugenio Garin, Laterza, 1997); L’inchiostro del diavolo (Ponte alle Grazie, 2004) e, per i tipi della Donzelli, A colpi di voto (1995).
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