«Mercueil, il protagonista di questo testo eccezionale» scrive Giorgio Agamben «non è Surmale soltanto per il suo eccezionale vigore sessuale, ma anche perché, attraverso l’esplosione di un’infinita energia, egli fa in sé l’esperienza della morte di Dio e si abbandona all’orgoglio incontenibile di essere l’uomo nuovo, l’uomo che incarna la modernità nascente. Mercueil è l’ebbrezza della velocità, con i suoi polpacci in grado di vincere contro un treno lanciato alla massima velocità. È l’immagine della forza ed è l’incarnazione stessa della riproducibilità tecnica, nella moltiplicazione all’infinito dell’atto sessuale, nel susseguirsi dei coiti come in una catena di montaggio e delle donne come passivi pezzi di ricambio. Mercueil è l’imbattibile, il velocissimo, il mai stanco. Esattamente come una macchina, anzi meglio di una macchina dal momento che le sconfigge tutte. E così, come una macchina, è al di là della morale, non conosce alcun imperativo che non sia la sua stessa potenza».