
ISBN L'estetica del romanticismo
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Nell’Europa colta del Settecento, il termine «romantico» entra in uso come sinonimo di «romanzesco» o di «pittoresco». Ma romantico viene anche a significare «informe», «eccentrico», «irregolare». In realtà, la parola non è inventata dai Romantici: piuttosto, viene loro trasmessa, e da loro stessi adottata nell’impossibilità di nominare in termini più precisi ciò che stanno inventando. L’oggetto della loro ricerca e aspirazione non è né più né meno che l’assoluto letterario, l’assoluto estetico. Qualcosa che si stacchi contemporaneamente dalla natura e dalla tradizione. Qualcosa che abbia il carattere – e la forza trascinante – di una rivoluzione nel pensiero. Rotto il rapporto imitativo con la natura e con il classico, il mondo potrà essere conosciuto solo attraverso la forma e il sentimento estetico, specialmente nella sua versione tragica, dunque non più col tramite esclusivo della ragione.
Posto in questi termini, il problema dell’estetica romantica sconfina dal suo stretto luogo di origine. Esso non investe soltanto il nucleo strettamente «tedesco» dei suoi primi banditori e teorici, da Schlegel a Novalis, da Hölderlin a Schelling, ma attraversa tutto l’Ottocento europeo, da Leopardi a Kierkegaard, da Baudelaire a Rimbaud, fino agli esiti novecenteschi di D’Annunzio e Valéry, di Proust e Benjamin.
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