
ISBN Le sfide della cooperazione
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La cooperazione in Italia ha una lunga storia e una forte consistenza. Nel corso di oltre centocinquant’anni di vita, è molto cresciuta e oggi è costituita da decine di migliaia di imprese, oltre undici milioni di soci, più di un milione di occupati e produce annualmente il 7 per cento del Pil; in alcuni settori, come la grande distribuzione e l’agroalimentare, ha posizioni di vera e propria leadership di mercato. Eppure si tratta di una realtà in gran parte sconosciuta e, per lo più, descritta e interpretata sulla base di vecchi schemi politico- ideologici, come è accaduto con le recenti polemiche che hanno accompagnato il tentativo di Unipol di acquisire la Bnl. Un universo variegato, articolato, persino contraddittorio, in cui convivono piccole cooperative sociali e grandi imprese e gruppi che controllano società quotate in Borsa. Da tempo la cooperazione è alle prese con la necessità di ripensare se stessa per riuscire a rispondere ad alcune domande cruciali: come continuare a coniugare mutualità e finalità sociali con le esigenze imposte da un mercato sempre più competitivo e globale? E quali sono le innovazioni e le riforme da introdurre nel governo delle cooperative per tenere insieme partecipazione democratica ed efficienza? È partendo da queste domande che Pierluigi Stefanini, da quasi vent’anni al vertice di organizzazioni e imprese cooperative e oggi alla presidenza di Unipol, presenta riflessioni e idee sul futuro della cooperazione. Incalzato dalle domande di Walter Dondi, Stefanini non si ritrae davanti a nessuna delle questioni – anche le più spinose, come il rapporto con la politica – che investono il movimento cooperativo. L’assunto è che la cooperazione costituisce un modello economico-sociale moderno, positivo, utile in quanto risponde in modo concreto al bisogno delle persone di unire identità, valori sociali e soluzioni alle esigenze materiali: lavoro dignitoso, consumi di qualità, servizi efficienti. E, soprattutto, rappresenta una modalità diversa di fare impresa nel mercato. Mettendo al centro le persone, i cittadini, anziché il capitale, contribuisce ad affermare un reale pluralismo, libertà e concorrenza in un’economia che si vorrebbe fondata su un «modello unico», tendenzialmente monopolistico e oligopolistico. Per vincere questa sfida la cooperazione ha bisogno di «coraggiose riforme»: garantire più democrazia e partecipazione dei soci e dei lavoratori; promuovere il ricambio delle classi dirigenti; diventare un soggetto che, tenendo insieme idealità e concretezza riformista, contribuisca ad affermare uno sviluppo sostenibile, basato sulla conoscenza, la cultura, il protagonismo dei singoli e delle collettività.
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