
ISBN L'ascesa della finanza
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La crescita del peso della finanza e dei mercati nella vita economica produce in genere valutazioni polarizzate. Da un lato, essa viene considerata il perno di uno sviluppo basato sulla centralità dei mercati, e dunque sull’affermazione della libertà individuale e di processi decisionali efficienti; dall’altro, viene condannata in quanto ritenuta fonte di degenerazione del processo economico. La finanziarizzazione non può però essere liquidata come un fenomeno che cresce in modo parassitario rispetto al corpo dell’economia reale: essa ha in realtà origini lontane. A determinarne la forte accelerazione nell’ultimo quarto di secolo è stato certo il prevalere delle ideologie e delle politiche «neo-liberiste», accompagnato dalla tumultuosa e crescente globalizzazione (anch’essa peraltro di vecchia data, se pensiamo con Fernand Braudel che già nel Rinascimento i banchieri toscani e genovesi avevano inventato la banca moderna e cominciato a prestare denaro persino alle famiglie regnanti).
Ma una valutazione meditata del modo in cui la finanza concretamente opera e delle forti torsioni speculative che presenta, non può dimenticare, soprattutto se proviene da sinistra, che essa è lo strumento per rendere liquide, e perciò mobilitabili, le risorse su scala nazionale e mondiale, e per distribuire su una platea molto più vasta i crescenti rischi che qualsiasi processo di cambiamento comporta, rendendoli così meglio governabili. La finanza, dunque, non è di per sé «cattiva», poiché anzi il suo compito ineliminabile sarebbe di rendere i sistemi economici più efficienti. La vera questione è semmai valutare il modo in cui i processi di finanziarizzazione vengono posti in atto e il livello di controlli democratici a cui effettivamente sono sottoposti.
Silvano Andriani, economista e studioso di politica finanziaria, è presidente delle compagnie di assicurazione del Gruppo Montepaschi di Siena. Senatore per due legislature, è stato presidente del Cespe (Centro studi di politica economica), vicepresidente della commissione Bilancio del Senato ed è attualmente presidente del Cespi (Centro studi di politica internazionale).
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